Basta saper leggere e scrivere per ritenersi esperti in comunicazione?
Nell’antica Roma l’inglese moderno era già diffuso. Non lo sapevate? Il tweet – di cui in figura – è senz’altro divertente (diciamo così), ma ancor più è illuminante di alcune situazioni che, spesso e volentieri, chi opera in ambito di comunicazione si trova a fronteggiare.
Vi sognereste mai di insegnare come calcolare la distribuzione degli sforzi a un progettista strutturale? Oppure l’anatomia a un medico chirurgo? O, ancora, a un avvocato come gestire una pratica legale?
Probabilmente no, a meno che non siate esperti di quelle materie. Ebbene, non ho usato a caso la parola “esperti”, in quanto sembra che, specialmente con l’avvento dei social, tutti siamo diventati esperti di tutto: di cucina, di medicina, di psicologia, di finanza, di sport… di scrittura e, indi, di comunicazione.
Insomma, è come se ci sentissimo degli esperti di automobilismo solamente perché abbiamo la patente: spero conveniate l’inconsistenza del sillogismo.
Allo stesso modo, saper leggere e scrivere non fa certo di noi degli esperti in dizione o scrittura (tantomeno di comunicazione). Per narrare – o “speakerare”, come oramai spesso si dice in gergo – correttamente un video non basta saper parlare: è necessario aver una corretta dizione, nonché un’ottima impostazione vocale ed espressiva. Allo stesso modo, saper scrivere significa ben altro che collegare sequenzialmente le lettere dell’alfabeto per formare delle parole: significa prima di tutto conoscenza.
Oggi tutti sappiamo scrivere (fortunatamente l’analfabetismo lo abbiamo lasciato alle spalle parecchi decenni orsono), tutti – o quasi – usiamo i social: questo rende molti di noi convinti di essere degli esperti di comunicazione. Oltre che di latino e inglese.
A Milano c’è un antico detto che, sperando di non sbagliare a scrivere, recita: “Ogni ofelè fa ’l so mestè”, ovvero: ciascun pasticciere (in senso lato artigiano) sa fare il proprio lavoro. È questo il miglior monito su cui invito a riflettere tutti coloro che credono di essere esperti in ciò che in realtà non sono, comunicazione compresa.
Del resto, se fossimo in grado di curarci da soli, che cosa ci starebbero a fare i medici nelle corsie degli ospedali?