Recentemente sono stati presentati i risultati della “Smart Manufacturing Survey 2024” di TIG -The Innovation Group, in collaborazione con ContactValue e SPS Italia. L’indagine di mercato, svolta su un campione di 65 aziende italiane, mira ad analizzare i seguenti aspetti:
- Obiettivi e ostacoli nel percorso verso l’Industria 4.0
- Data driven manufacturing: utilizzo di IoT, Data Analytics e AI generativa
- Nuovi modelli di gestione e digitalizzazione della supply chain, la digital Servitization
I RISULTATI
L’Intelligenza Artificiale (AI) e la GenAI sono considerati i principali driver di competitività nel settore nei prossimi cinque anni: lo dichiara il 56% delle aziende intervistate.
Il 2023, ha visto il 47% delle industrie investire in progetti di Cybersecurity e Data Analytics, a cui sono seguiti investimenti in Cloud Computing, MES e IoT.
Se la sicurezza informatica e l’analisi dei dati si classificano al primo posto in termini di investimenti nel 2023, nell’anno in corso emerge un cambio di prospettiva: l’Intelligenza Artificiale, utilizzata soprattutto per il Machine Learning e il Deep Learning, è indicata dal 38% delle aziende come la tecnologia più interessante per futuri investimenti, in particolar modo nelle applicazioni che riguardano il servizio clienti.
Altri investimenti attesi includono la GenAI e il Digital Twin (22%), quest’ultimo in crescita rispetto allo scorso anno e ritenuto importante per migliorare la formazione degli operatori e ottimizzare la produzione. Seguono, ma con un interesse di investimento inferiore rispetto allo scorso anno Cloud Computing (12%), Data Analytics (17%) e Cybersecurity (18%).
Insieme all’adozione dell’Intelligenza Artificiale, anche l’impegno nella sostenibilità ambientale è considerato dalle aziende intervistate (57%) come un motore principale di competitività nell’industria manifatturiera. Attualmente, il 41% del campione ha già implementato un programma di sostenibilità. Per ottimizzare la gestione delle risorse e ridurre lo spreco, il 30% delle aziende sta implementando le pratiche di de-manufacturing e re-manufacturing, mentre un ulteriore 29% è aperto a esplorare queste pratiche nel futuro.
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